È il preludio. Così comincia il 50° anniversario del ’68, nella ripresa del gesto di rottura radicale che si è abbattuto sulle società occidentali e che non ha lasciato indenne il mondo dell’arte. Comincia con lamostra È solo un inizio. 1968, la prima in Italia dedicata al ’68 e ai suoi intrecci con i movimenti e i fermenti artistici che lo annunciano, gli corrono paralleli e lo prolungano.
È solo un inizio. 1968, non è solo il titolo della mostra a cura di Ester Coen o lo slogan dell’insurrezione del Maggio francese, ma un invito a guardare ai processi, al divenire, all’apertura di quanto inizia e mai più smetterà di iniziare, sempre di nuovo, dal ’68 in poi. L’arte, la democrazia, la vita, niente sarà più uguale dopo di allora, eppure niente sarà mai una conquista sicura. Del ’68 non ci restano la sua storia, le sue sconfitte, le sue vittorie, ma un monito che diventa elogio dell’incompiuto: Ce n’est qu’un début.
Di questo inizio, che ignora volutamente gli esiti e tiene sotto traccia la frase di Gilles Deleuze «Lo abbiamo sempre saputo che sarebbe finita male», la mostra della Galleria Nazionale racconta il cortocircuito tra arte, politica, creatività. Non solo e non tanto perché lo spirito di rivolta del ’68 si estende anche al mondo dell’arte, ma perché l’arte ha un modo suo di creare quello stesso desiderio di inizio che col ’68 si trova a condividere: col minimalismo, il concettuale, l’arte povera, la land art, le numerose correnti che in quegli anni emergono fulminee e si propagano, pur nella diversità di metodi e progettualità.
Accompagna la mostra il giornale-catalogo È solo un inizio. 1968 con il testo di Ester Coen e interventi, tra gli altri, di: Franco Berardi Bifo, Achille Bonito Oliva, Luciana Castellina, Germano Celant, Goffredo Fofi, Franco Piperno, Rossana Rossanda, Lea Vergine, a cura di Ilaria Bussoni e Nicolas Martino.